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La storia del piumino nasce, come ogni storia leggendaria che si rispetti, da un incidente. Alaska, 1935; l’escursionista di Seattle Eddie Bauer, proprietario di un negozio di articoli sportivi e da caccia, dopo una battuta di pesca nella Olympic Peninsula, si accascia per la fatica, rischiando l’ipotermia. Si salva grazie all’aiuto di un amico ma durante questa terribile esperienza matura un’idea: la necessità di creare una giacca abbastanza leggera/calda/impermeabile per proteggere il corpo dalle temperature più rigide.

 

Così nel 1936, dopo un anno di ricerce e tenetativi, nasce il primo piumino, lo Skyliner, brevettato nel 1940. Nel 1937 questo capo tecnico debutta nel mondo della moda, questa volta grazie allo stilista Charles James, che immagina una silhouette dai profili tondeggianti rivestita di satin. Secondo James questo capo non avrebbe avuto alcun tipo di seguito nell’industria in quanto troppo complicato da realizzare. Gli anni successivi diranno il contrario e porteranno questo tipo giacca a diventare un icona e un must-have per chiunque.

 

Negli Anni 70 il suo piumino couture diventa cult, e la designer newyorchese Norma Kamali ne sviluppa una nuova versione: lo sleeping bag coat. La sua è una sorta di vestaglia da camera imbottita, calda e avvolgente, ricavata inizialmente dall’unione di due sacchi a pelo (sleeping coat, in inglese), il cui modello originale è reperibile sul mercato ancora oggi.

 

 

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Norma Kamali Original Sleeping Bag Coat

 

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Negli Anni 80 invece, l’uso dei piumini si intrecciava molto spesso con lo stile dei Paninari, sottocultura nata a Milano e immortalata alla perfezione dalla hit dei Pet Shop Boys, Paninaro (1986). I brand di riferimento erano Moncler, Timberland, Fiorucci, Armani e Best Company, e i loro punti di ritrovo paninoteche e fast food, emblema di una nuova generazione giovane e globalizzata.

 

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Negli Anni '90 il piumino continua la sua scalata nel fashion system e investe anche Parigi. Nel 1999 il piumino di Martin Margiela riscrive per sempre i codici del cappotto invernale femminile, con un modello oversize, il "DOUVET COAT" che avvolge il corpo come una coperta.

 

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Margiela “Douvet Coat” 1999

 

 

Dopo alcuni anni di stanca e di modelli poco ispirati, nel 2016, Demna Gvasalia, appena nominato direttore creativo di Balenciaga, contribuisce a rilanciare il piumino come capo di culto nella sua collezione di debutto per la maison. Il modello Swing, nel rispetto delle linee tradizionali usate dal padre fondatore Cristóbal, si trasforma così, nel nuovo oggetto del desiderio di una generazione fortemente inflluenza dallo streetstyle, e ispira altri designer a seguire la stessa strada.

 

 

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Balenciaga 2016

 

 

Al giorno d’oggi, il percorso evolutivo di questo capo, lo ha portato a diventare un classico irrinunciabile, un must-have da indossare durante i mesi invernali. Ormai non viene più indossato solo per una questione di praticità e comodità, ma viene usato in ogni tipo di outfit, dai più casual, con i jeans e le sneakers, ai più sofisticati. In certi casi è visto come articolo di lusso e viene indossato anche sull’abito da sera. Se pensiamo che al momento della sua nascita molti erano convinti che il piumino non avrebbe avuto alcun futuro, tali aspettative sono state totalmente sbagliate e  capovolte.